Divertimento
popolare
I balli
Il ballo
del brando è uno dei pochi balli tradizionali ancora
presente nelle feste popolari o dei coscritti nei nostri paesi.
il ballo è ben descritto da Antonio Adriano,
fondatore del Gruppo spontaneo di Magliano Alfieri: "in
queste danze ragazzi e ragazze si disponevano in cerchio tenendosi
per mano, dando vita ad un vorticoso ed energetico girotondo.
A tratti battevano i piedi ritmicamente, mentre con alterne
movenze il cerchio si allargava e si restringeva “assediando”
al centro una coppia che ballava secondo i modi della "monferrina”.
I due danzatori si tenevano per le mani scuotendole e dondolavano
piegando leggermente le ginocchia e portando il busto indietro."
(A. Adriano, Feste sotto la luna, Omega ediz. Luglio 2006)
|
Il ballo del brando. |
"La danza in circolo è un patrimonio culturale
antichissimo e come tale si è trasmesso dagli stadi
primitivi a quelli più recenti, conservandosi intatto
malgrado l'evolversi delle culture" (Curt Sachs, Storia
della danza, Milano 1980)
Nella nostra ricerca presso anziani informatori del posto
che hanno memoria dei balli in piazza, abbiamo ricostruito
due modi di ballare il brando, una danza accostata alla burea e alcuni passi di monferrine.
La burea, secondo l'informatore Chino Galvagno di
Pocapaglia (1913-1996) era anche detta “grossa”,
nella frazione “Sarset” (Saliceto) di Pocapaglia,
ed era ballata dagli uomini con gli zoccoli per ritmare meglio
i passi sul terreno.
|
Passo della monferrina. |
Sappiamo che il corenton era un brando prolungato,
in cui veniva messo all'asta un mazzo di fiori in una gara
di resistenza tra ballerini di paesi diversi: ogni coppia
cercava di accapparrarsi il buchett, trofeo da esibire
con orgoglio, specie se lo si vinceva nelle feste paesane
dei paesi limitrofi al proprio.
Le altre danze tradizionali come la giga, la sarabanda, il
bal do rigodon sono purtroppo ormai del tutto scomparse e
non ci è stato possibile ricomporre le coreografie
in uso nel territorio roerino.
|
In ballo del corenton.
Diego e Vitto ballano per vincere il mazzo. |
Che però si danzasse e “anche troppo” nel
Roero è storicamente dimostrato: una vita associativa
esuberante e la dimensione della festa e del gioco erano tanto
radicati nella sensibilità della nostra gente da assegnare
loro uno spazio serio nella vita della comunità.
A Canale nel 1593 la badia dei giovani (un Ente analogo
alle attuali Pro-Loco) era l’istituzione comunale con
lo specifico compito di devolvere all’organizzazione
delle danze una parte delle multe e dei tributi spettanti
al potere municipale. (Archivio Storico Comunale di Canale).
|
Corenta a brando. |
La vita festiva della comunità era una dimensione fortemente
ostacolata dalle autorità religiose, che attuavano
nei modi più disparati le loro pressioni moralizzatrici:
Nel 1732 il "Venerando" Benigno Dalmazzo
da Cuneo, portatosi a Canale per la predicazione quaresimale,
doveva scoprire con costernazione che nel paese non solo "si
ballava un po' troppo" in generale, ma che la presenza
del vino dava alle danze un gusto ben poco adatto alla credibilità
di una predicazione quaresimale in tal modo clamorasamente
smentita.
(Vita religiosa a Canale, Documenti e testimonianze)
|
Corenta a brando.
|
Dunque ogni occasione era buona per danzare: dai riti del
Carnevale alla vjà nelle stalle, dalle feste di borgo
ai matrimoni e soprattutto alle feste dei coscritti. Ancora verso il 1960 diversi parroci del Roero minacciavano
di non benedire a Pasqua quelle case che avessero ospitato
le danze dei coscritti.
Il brando arriva infatti fino ai giorni nostri anche grazie
alle feste di leva: nei giorni di festeggiamento che coinvolgevano
l'intero paese, i coscritti in corteo con la banda al seguito
raggiungevano i cortili delle loro case dove i familiari e
i vicini di casa li attendevano per unirsi alla festa, e qui
improvvisavano con energica frenesia il ballo del brando con
la bandiera della leva assediata al centro del cerchio.
In molti paesi del Roero e dell'astigiano le feste di leva
si mantengono ancora oggi esattamente come quelle di un tempo.
|
Coscritti ballano
il brando a Priocca nel 1968. |
Nelle feste paesane i balli tradizionali
erano affiancati (e in un secondo momento del tutto sostituiti)
dalle più moderne danze a coppia come le mazurche,
le polke e i valzer, eseguite soprattutto nei balli a palchetti.
Questo genere di musica e ballo ha incontrato grande favore
popolare e si è di buon grado insediato nel repertorio
della tradizione in tempi più recenti: è appurato
però che tutte le bande di paese e le formazioni per
balli a palchetto eseguissero e componessero brani e versioni
locali di questi generi musicali già dagli inizi dell'800.
|
Passo di monferrina
a coppia. |
Il modo di ballare queste danze di coppia ha inizialmente
mutuato lo stile saltato ed energico dei balli tradizionali:
la polka e la mazurca "saltata" sono infatti giunte
fino ai giorni nostri, anche se nel tempo la moda ha privilegiato
nei balli a palchetto lo stile di ballo "liscio",
più fermo e lineare.
|
Er pare dij brando. |
|